creativo collettivo urbano



giovedì 11 marzo 2010

Biglietto d'andata_buon vento

"Com'è bella, com'è strana questa...città... luccicante... irta... che si stende davanti a me sotto la nebbia. Protetta dai gasometri, da ciminiere giace nel sonno mentre ci avviciniamo. Tutte le grida, tutti i clamori, sono morbidamente avvolti nel silenzio. Neanche Roma ha un aspetto più mostruosamente maestoso."
Ma noi puntiamo su di lei. La sua sonnolenza materna comincia a farsi inquieta.
Crinali guarniti di case affiorano dalla nebbia. Si ergono fabbriche, cattedrali, cupole di vetro, edifici pubblici e teatri. Il primo treno proveniente dal nord viene lanciato contro di lei come un missile. Passando scostiamo una tendina. Vacui visi in attesa ci fissano mentre sfrecciamo sferragliando attraverso le stazioni. Gli uomini stringono più forte i giornali e il nostro vento li spazza, prefigurando la morte. Ma noi proseguiamo fuggendo. Stiamo per esplodere nel fianco della città come un proiettile nel fianco di qualche animale ponderoso, materno e maestoso. Risuona e ronza; ci aspetta.
Nel frattempo, mentre in piedi guardo dal finestrino, sento, stranamente, persuasivamente, che a causa della mia grande felicità (essendomi fidanzato ufficialmente) sono diventato parte di questa velocità, di questo missile scagliato sulla città. Sono intorpidito fino alla tolleranza, fino all'acquiscenza.
Caro signore, vorrei dire, perchè è irrequieto mentre tira giù la valigia e ci mette dentro il berretto che ha portato in testa tutta la notte?
Qualunque cosa facciamo non servirà a nulla.
sopra noi tutti incombe una splendida umanità. Siamo ingranditi e solenizzati e ridotti all'uniformità come dall'ala grigia di un qualche enorme volatile (è una mattina bella ma incolore) perchè abbiamo un unico desiderio - arrivare alla stazione.
non voglio che il treno si fermi con un colpo sordo.
non voglio che si rompa quel legame che ci ha tenuti insieme, seduti l'uno di fronte all'altro per tutta la notte. non voglio sentir riprendere dominio l'odio e la rivalità; e i desideri più diversi.
la nostra comunione sul treno in corsa, seduti insieme col solo desiderio di arrivare QUI, è stata una cosa molto gradita. Ma guarda! E' finita. Abbiamo appagato il nostro desiderio.
Ci siamo fermati lungo il marciapiede.
Dominano fretta e confusione, e il desiderio di passare per primo il cancello, caricarmi il fardello della vita individuale.
Io che, dal lunedì in cui lei mi ha detto sì, sono stato carico di senso d'identità in ogni nervo, io che non potevo vedere uno spazzolino da denti in un bicchiere senza dire "il mio spazzolino", ora desidero disserrare le mani e lasciar cadere quel che possiedo e starmene semplicemente qui in mezzo alla strada, senza prendere parte a nulla, a guardare gli omnibus, senza desiderio; senza invidia; con quella che sarebbe una sterminata curiosità circail destino umano se ci fosse ancora un confine al mio spirito. Ma non ne ho più. Sono arrivato; mi hanno detto di sì. Non chiedo nulla.

Poi si fa valere l'individualità.
Sono partiti.
Sono tutti spinti da qualche necessità. qualche meschina questione di un appuntamento da rispettare, di un cappello da comprare, separa questi begli esseri umani una volta così uniti...
Quanto a me, non ho meta. Non ho ambizioni. Mi farò trasportare dall'impulso generale. La superficie della mente mi scivola come una corrente grigio perla che riflette quel che passa. Non riesco a ricordare il mio passato, il mio naso, nè il colore dei miei occhi o la mia opinione globale di me stesso. Solo nei momenti di emergenza, a un incrocio, sul bordo della strada, l'istinto di conservazione salta fuori e mi afferra e mi ferma...
Insistiamo a vivere, sembra.
Poi cala di nuovo l'indifferenza. Il rombo del traffico, il passaggio delle facce indifferenziate, in questa e in quella direzione, mi fa sognare come una droga; cancella i lineamenti dei volti.
La gente potrebbe camminarmi attraverso.
E che cos'è questo momento di tempo, questa giornata particolare in cui mi sono trovato perso?
il ruggito del traffico potrebbe essere un frastuono qualsiasi- quello degli alberi di una foresta il ruggito degli animali feroci.
Il tempo sibilando si è riavvolto di un centimetro o due nella sua bobina; il nostro breve progresso è stato cancellato.
Credo che i nostri corpi, in realtà siano nudi. Siamo solo leggermente coperti di vestiti abbottonati; e sotto questi lastricati ci sono gusci, ossa e silenzio.

Eppure guarda, ritorna. Non si può estinguere quell'odore persistente. Si insinua furtivo attraverso qualche crepa della struttura-la propria identità.
Non faccio parte della strada- no, io osservo la strada. Ci si frantuma di conseguenza, che i soliloqui nelle stradine vengono subito a noia. Ho bisogno di un pubblico. E' questa la mia rovina. Per essere me stesso ho bisogno dell'illuminazione degli occhi altrui, e non posso essere completamente cerco di cosa sia il mio io.

Ho attraversato il territorio senza sole della non-identità. Una terra strana. Ho udito nel mio momento di pacificazione, nel mio momento di obliosa soddisfazione, entrare e uscire il sospiro della marea che trascina al di là di questo cerchio di luce fulgida, questo rullare di furia insensata. Ho avuto un momento di pace immensa. Questa forse è felicità. Ora sono trascinato indietro da sensazioni pungenti, dalla curiosità, dall'avidità (ho fame) e dal desiderio irresistibile di essere me stesso.
Penso alle persone a cui potrei parlare...
Loro mi salvano dalle tenebre. Con loro io sono molteplice.
La natura interamente inattesa di questa esplosione - questa è la gioia dei rapporti interpersonali, io che cosa sono? Non c'è stabilità in questo mondo. Parlare di conoscenza è futile?
Tutto è esperimento e avventura. Cosa accadrà? Non lo so.

Ora mancano cinque minuti alle otto.


(tratto da V. Woolf "Le Onde")

mercoledì 3 marzo 2010

sovrappasso_action1

SABATO 6 MARZO
sopralluogo: sovrappasso ferroviario_Bollate

MISSIONE_
trasformare il transito in dimora_

azione urbana in 3 mOVIMENTI

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gruppo di ricerca costituitosi nel 2007 dentro il Pim di Milano, non ancora convintosi della sua imprescindibile importanza storica.